CONVEGNO D'AUTUNNO
POMEZIA 7-11 Ottobre 2010
Si è appena concluso il CONVEGNO D'AUTUNNO, tenutosi a POMEZIA 7-11 Ottobre 2010
SULLE TRACCE DI “ENEA” - LE VOCI DIALETTALI D’ITALIA.
A.N.PO.S.DI Convegno d’autunno
Pomezia, 7/11 ottobre 2010.
Di Elisabetta Di Iaconi Salati – Delegata regionale del Lazio
Inizialmente m’ero riproposta d’impostare sul convegno di Pomezia una “relazione poetica” per molteplici motivi. Innanzitutto per l’atmosfera di cordialità e di affettuosa partecipazione della grande famiglia dei dialetti che aveva toccato apici particolarmente elevati. Poi perché mai avremmo pensato che una città moderna di tipo industriale ci avrebbe riservato momenti di grande poesia ad Ardea e a Pratica di mare. Poi però sono ritornata al vecchio metodo: solo con una cronaca particolareggiata gli assenti avrebbero potuto seguire con la fantasia le varie fasi dello splendido convegno nell’agro pontino. Perciò, eccomi ai fatti, così come si sono svolti. La necessità di rinnovare il Collegio dei Revisori dei conti, nonché la presenza di un cospicuo numero di poeti (circa 90), ha fornito all’A.N.PO.S.DI l’occasione di un soggiorno più lungo del solito nella località prescelta. Ci siamo ritrovati per la prima volta nell’agro pontino, terra non solo di insediamenti industriali, ma anche luogo di antichissimi miti, legati alla nascita di Roma. I saluti e la gioia di rivederci, dopo il convegno di Olbia, ci hanno galvanizzato fin da giovedì 7 ottobre 2010. Il presidente dott. Mimmo Staltari ci ha comunicato che l’Associazione è cresciuta come numero di soci e come attività svolte. Nel 1952 forse eravamo visti come i fratelli poveri dei “poeti laureati”. Oggi molti passi in altra direzione sono stati fatti per la valorizzazione del dialetto. Come d’abitudine, sono state consegnate nuove tessere con riconoscimenti a chi si è adoperato per l’Associazione (signora Brancatisano, Annito Di Pietro, Stelio Tirocchi, Letizia Greganti, Angela Mastropietro, Giorgio Saietti, che ringrazia il vicepresidente Borsari per averlo coinvolto nell’iniziativa). Alle ore 19 circa, dopo la nomina dei nuovi revisori (Claudio Angelini, Giorgio Bruzzese, Giorgio Saietti) è terminato il pomeriggio dei saluti e della rimpatriata. Sono state inoltre distribuite le antologie e, come sempre, i doni di benvenuto in tutte le camere dell’elegante Hotel Principe. Venerdì 8 ottobre, con la voce di Giorgio Saietti e di Giuseppe Conti, già sui pulman che ci hanno trasportato al museo Manzù di Ardea, abbiamo fatto conoscenza con Pomezia, città costruita nel 1938 su progetto dell’architetto Concezio Petrucci. A quell’epoca risalivano 186 case coloniche per gli abitanti trasferitisi nella zona dopo il prosciugamento delle paludi pontine. Vennero dal Veneto, dal Trentino, dall’Emilia, dalla Francia. Per questa ragione Pomezia è tuttora un crogiuolo di dialetti. Solo Ardea, la leggendaria città dei Rutuli, che si distaccò da Pomezia 30 anni fa, ne possiede uno specifico. Dopo la fase agricola, si registrò un imponente sviluppo dell’industria ( che però oggi evidenzia un periodo di crisi). La popolazione aumenta (attualmente 65.000 abitanti) e così la ricettività alberghiera (12 sono gli alberghi a 5 stelle). La guerra portò devastazione ovunque. Da ricordare perciò il Sacrario germanico ove riposano 27000 caduti. Il territorio pontino vanta gli scavi dell’antica Lavinium del 3500 a.C., l’aeroporto militare di Pratica di Mare, nonché gli 8 km degli insediamenti turistici di Tor Vajanica. Non va dimenticato il Delfinario di Zoomarine e una succursale dell’Università di Roma “La Sapienza”. Pomezia ricorda le sue origini nel simbolo che ha adottato: quello della dea Pomona. Sbarcati al Museo Manzù di Ardea, si è aperta per i convegnisti una mattinata di autentica gioia interiore, grazie alle illuminate e commosse parole del professor Giosuè Auletta. Dopo aver deposto dei fiori sulla tomba dello scultore (che volle essere sepolto nel luogo che amava per la sua luce e per l’affascinante storia che vi si respirava), è iniziata la visita del Museo. Il prof. Auletta ci ha trasmesso l’amore per questo artista (tra i più grandi del Novecento) da lui conosciuto fin da quand’era un bimbo di undici anni. Ha assorbito la lezione morale di questo genio che amava la povertà, essendo il dodicesimo figlio di una famiglia bergamasca di estrazione contadina. Egli ebbe come unica eredità dai suoi una sedia. La sedia è entrata a far parte di molte sue opere, così come la rappresentazione della pace, in odio a tutte le guerre. Ogni scultura ha meritato amorose spiegazioni da parte del prof. Auletta (i Cardinali, i bambini, le donne, le illustrazioni delle porte di S. Pietro e di altri capolavori presenti in tutto il mondo). Siamo rimasti estasiati di fronte alla spiritualità di questo artista che aveva lasciato Bergamo, quasi chiamato ad Ardea da una forza soprannaturale. La sua città di origine avrebbe voluto le sue spoglie, da collocare accanto a quelle di Donizetti, ma la sua volontà (espressa nel testamento) e una petizione popolare impedirono la traslazione. La sua seconda moglie Inge abita ancora ad Ardea e ogni giorno depone fiori sulla tomba del marito. Dopo questa immersione totale nell’arte, i pulman ci hanno condotto a Torvajanica, località presa d’assalto in estate, tanto da arrivare a contare 300.000 abitanti, ma rovinata dalla speculazione edilizia, che ha impedito la vista del mare con una serie di villette e palazzi costruiti proprio sulla spiaggia. Dopo il pranzo, sono iniziati i lavori. Con particolare gioia attendevamo tutti la relazione del prof. Giosuè Auletta (già apprezzato durante la visita al museo Manzù) che aveva per argomento “Il Lazio virgiliano”. Abbiamo appreso che esisteva la città mitica di Laurentum (che ricavò il suo nome dall’alloro, il laureus nobilis). Abbiamo ripercorso con la mente il ritorno alle origini attraverso le meravigliose opere che Virgilio scrisse 2000 anni fa (le Bucoliche, l’Eneide, le Georgiche). Anche allora molte culture stavano scomparendo; ma oggi riscoprirle in quest’area in trasformazione è fondamentale, per evitare lo sradicamento. Il percorso dell’area archeologica dei 13 altari, della supposta tomba di Enea e del museo dell’antica Lavinium è stato ritenuto itinerario europeo. Questo affascinante mondo poetico è un modo di esprimere ciò che siamo. Al termine del suo intervento, il prof. Auletta ha ricevuto pergamena e trofeo, insieme al musicista aquilano Camillo Berardi (socio onorario), al soprano Marcella Croce De Grandis, all’attrice Stella Bruno, a Maria Maddalena Buonocore. Nel frattempo il segretario generale Catalucci ha chiamato a recitare la prima tranche dei poeti in elenco. Giorgio Bruzzese, accompagnandosi con la chitarra, ha vivacizzato la serata. Di tanto in tanto, il Presidente ha consegnato poi altre tessere (signora Piovaccari dell’Associazione Marco Paniccia, Vincenzo Caccamo, Presidente del Cenacolo di Aprilia, Giorgio Saietti prezioso organizzatore del Convegno, Presidente del comitato di quartiere “Il Querceto”). Applausi per l’avvocato Lillo Bruccoleri, nuovo Direttore di “Voci dialettali”, e per Attilio Bello, Presidente del Consiglio Comunale, che ci è apparso entusiasta del recital e ha ribadito l’importanza del museo virgiliano a Lavinio. Ha ricevuto attestati anche Miriam Scaglione dell’ Associazione Coloni. Dopo cena lo splendido spettacolo serale con il concerto del soprano Marcella Croce De Grandis, che ha cantato numerose canzoni napoletane del repertorio classico. Tre deliziosi bambini di Santo Stefano di Camastra ( Francesca Negrelli, anni 11; Margherita Scurria, anni 12; Salvatore Negrelli, anni 12), nei costumi regionali, hanno danzato con grande bravura; nella loro terra inoltre hanno recitato ne “L’aria del continente” di Martoglio. Anche Stella Bruno, con le sue simpatiche poesie (nel dialetto di Barrea e in romanesco), ha rallegrato gli ospiti. Dopo tanti discorsi sul museo dell’antica Lavinium, finalmente sabato 9 ottobre lo abbiamo visitato. Dire che siamo rimasti entusiasti di questa realizzazione multimediale è veramente poco. Qui i reperti, le luci, le voci recitanti e la tecnologia ci hanno incantati. Abbiamo potuto seguire il viaggio di Enea, apprendere come fu costruita la sua nave, entrare quasi nel suo heroon (dove un sacerdote virtuale creato da Rambaldi ci forniva le notizie). Che dire della splendida Minerva Tritonia da poco ritornata nel Museo? Abbiamo compreso che i fruitori di questo splendido museo vengono condotti per mano nelle favolose età mitiche del territorio. Non lo dimenticheremo mai! Con gli occhi e la mente ancora pieni di suggestione, ci siamo recati nella sala Convegni dell’ Hotel Principe per ascoltare il secondo gruppo di poeti. Ci e venuto a trovare il Professor Defelice, Direttore di “Pomezia-notizie”. Era presente anche Attilio Bello che ci ha preannunciato una visita alla sede comunale. Anche per lui è avvenuta la consegna di un trofeo. La Vicepresidente Pina Sozio ha ribadito che i dialetti dovranno sempre trasmettere eredità di valori in perfetta armonia, con lo scopo di unirci. E’ seguita l’interessante conferenza del Professor Angelini (preceduta dal suo corposo curriculum elencato dalla stessa Sozio) che si è soffermato sul dialetto romano. Dante lo definì turpiloquio. Si sarebbe evoluto come dialetto meridionale, se i papi toscani Leone X e Clemente VII non avessero importato il fiorentino dopo il sacco di Roma del 1527. Dopo lo spopolamento della città, ci fu una forte ondata migratoria con l’apporto di vari dialetti che causarono la scomparsa del romano meridionale. Ha ricordato anche che Leopardi nel 1822 rimase deluso da Roma. Il grande Belli usò questo linguaggio per erigere un monumento alla plebe romana: è il punto di massima distanza dall’espressione alta. Negli oltre 2000 sonetti prevale il registro grottesco e caricaturale: in essi il popolano è separato dalla classe colta e si vendica. E’giusto collocarlo nella vichiana fase degli dei. L’età della fantasia è con Pascarella. Sul suo mondo influisce il Risorgimento con gli eroi, ma anche con i burocrati e l’edilizia umbertina. Il popolano si trasforma in borghese e Trilussa rappresenta l’ultimo stadio evolutivo, con un linguaggio nuovo, depurato. D’ora in poi, la fantasia popolare sostituirà il dialetto con i vari gerghi. Angelini , a conclusione, ha ricevuto un attestato, che è stato elargito anche alla guida Giuseppe Conti. Nello stesso pomeriggio è stata premiata anche la sottoscritta. La serata è stata allietata da un gruppo che studia i balli popolari: “La Chiarantana” di Ardea. Sono stati eseguiti saltarelli, tammurriate, manfrine, polesane, mazurke. Dopo un piacevoleo intervallo con le poesie rasserenanti di Stella Bruno, la serata è stata conclusa con la pizzica del Salento e col rituale, doveroso attestato. La mattinata di domenica 10 ottobre 2010 è stata impiegata nella visita dell’edificio comunale e nella suggestiva messa a S.Benedetto, sul cui altare sono stati deposti i cesti contenenti le specialità gastronomiche delle varie regioni. Poi il signor Pietro Bisesti ha aperto la sede dell’Associazione Coloni e ci ha offerto un rinfresco. Ancora un pomeriggio di poesie e di canzoni eseguite da Giorgio Bruzzese. Ha assistito l’assessore alla Pubblica Istruzione, dott. Stefano Arciero che ha fermato per un minuto di silenzio le attività, in ricordo dei quattro alpini uccisi in Afganistan. Dopo un intervento del Vicepresidente Augusto Borsari ,che ha ringraziato i presenti, abbiamo ascoltato la dotta conferenza di Elio Fox, Presidente del Cenacolo Trentino di cultura dialettale:”Passato, presente e futuro delle minoranze linguistiche in Italia”. Ha esordito ricordando il convegno del 2007, trascorso tra le minoranze cimbre e mochene. Il problema dei tedeschi e dei ladini è ancora aperto. Non è un fenomeno solo italiano (Irlanda, Belgio, Paesi Baschi). Le lingue alloglotte (specialmente greca, albanese e catalana) si trovano nel nostro territorio in seguito a fatti storici. Per gli altoatesini, l’annessione dopo la grande guerra fu ritenuta un sopruso. La legge 482 del 1999 viene attuata solo da pochi anni. Molte parlate regionali sono riconosciute dall’UNESCO e non dallo Stato. Il fiorentino era solo una lingua letteraria, mentre tutti usavano il dialetto. Se ne occupò anche il Manzoni. Il fascismo azzerò tutto. Solo dopo la seconda guerra mondiale, il diritto delle minoranze fu inserito nella Costituzione (artt.2, 3, 6). Molte minoranze fanno parte dell’A.N.PO.S.DI. Esistono anche diversi concorsi letterari per i poeti che si esprimono nelle lingue minoritarie. L’assessore Arciero ha sostenuto che va conservato l’orgoglio per le proprie radici. Il dialetto è sangue che ci scorre nelle vene e andrebbe studiato a scuola. Anche Giorgio Bruzzese è stato premiato. La serata di domenica si è conclusa con la raffinata esibizione del gruppo “Musica reservata” eseguita con strumenti e spartiti antichi da Massimo Massimi e Fabio Giudice (mandolino, liuto, chitarra barocca). Nell’intervallo Marcella Croce De Grandis ha recitato poesie e massime ascetiche in uno speciale siparietto spirituale. Come sempre, a convegno finito, è stata forte la malinconia per il distacco dagli amici. Grazie ancora a Mimmo e all’onnipresente preziosa Teresa per le opportunità culturali offerteci. Ci rivedremo in primavera!