Eventi - I Convegni A.N.PO.S.DI.

L'Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali, ogni anno organizza due Convegni in diverse città italiane. Uno nel periodo Primaverile, denominato Convegno di Primavera e l'altro nel periodo autunnale, denominato Convegno d'Autunno.

CONVEGNO DI PRIMAVERA

ORVIETO 19-23 MAGGIO 2022

CONVEGNO DI PRIMAVERA - ORVIETO  19-23 MAGGIO 2022 Si è appena concluso il CONVEGNO DI PRIMAVERA, tenutosi a ORVIETO 19-23 MAGGIO 2022
XXII CONGRESSO ANPOSDI
ORVIETO CAPITALE DELLA FELICE RI-PARTENZA
DELLA POESIA DIALETTALE  (19 -23 MAGGIO 2022)
di Ripalta Guerrieri

Quante volte, durante il tempo lungo del lockdown, e quello non meno duro succedutogli, abbiamo spesso sognato, immaginato, pensato con nostalgia di ricominciare, di riavviare le nostre vite serrate, di poter ritornare alle consolidate abitudini, alle vecchie e nuove relazioni così drasticamente interrotte. Non abbiamo mai fortunatamente disperato, confidando nel sentimento di positività di fondo che ci abita. E allora, armati di pazienza, non proprio di quella di Giobbe, abbiamo coltivato il tempo dell’attesa, quello che si nutre di sogni e di ardori, quello che, come sosteneva Stendal, aspettando il piacere fa l’esperienza della felicità. Così è stato. E infatti, nonostante timori, tremori, insicurezze e nuove fragilità scoperte fino alla vigilia di questo incontro, così a lungo desiderato e dal sapore quasi irreale, eccoci qui tutti insieme! Dal diciannove al ventitré maggio c.a., con grande gioia e voglia di riannodare il filo spezzato degli appuntamenti semestrali del nostro antico e sempre nuovo sodalizio, è ripartita alla grande l’A.N.PO.S.DI., la storica associazione nazionale che, dal lontano 1952, fortemente tutela e valorizza le parlate locali e le lingue minoritarie del territorio italiano. Come un corridore, ai nastri di partenza, aspetta lo sparo d’inizio, così essa, scrollatasi di dosso la tetra polvere di un tempo triste, ha vestito gli abiti della festa e fiera si è presentata all’appuntamento di Orvieto con rinnovata vitalità e l’entusiasmo ardente di sempre e, se possibile, anche di più. Il famoso centro umbro, ricco di storia di arte e di tradizioni secolari, ha accolto i numerosissimi soci pervenuti da molte regioni d’Italia con il sole che ha sorriso loro per tutto il tempo e con le leggere carezze d’un venticello gentile per la ritrovata gioia dello stare insieme, nell’incanto d’un luogo siffatto. La città, ed in modo concreto lo staff dell’hotel ”Oasi dei discepoli”, intimo sobrio e pienamente efficiente, ha dato con mirabile generosità il benvenuto alla grande e variegata famiglia dell’A.N.PO.S.DI., rimasta distante dall’ottobre 2019 ma solo fisicamente, perché sempre unita coralmente attraverso la rivista “VOCI DIALETTALI”, organo dell’associazione, che ha continuato regolarmente la sua periodica pubblicazione, non facendo mai mancare ai soci gli interessanti articoli culturali, le recensioni di testi poetici, di libri e le varie rubriche che la compongono. Sigillo di appartenenza e filo mai interrotto. Ad infondere continuamente fiducia, con editoriali forti e convincenti, con incoraggianti telefonate ai soci, con la cura e l’attenzione che si deve, in tempi cosi duri, a chi veramente si vuol bene, l’infaticabile presidente Mimmo Staltari, sicuro, anche nei momenti peggiori, nella ri-presa del cammino improvvisamente interrotto. Mai paventata la fine di una storia associativa, generata dalla luminosa idea dei grandi della poesia dialettale, storia così lunga e così ricca di personalità, di idee, di cultura, di generosità e di sentimenti di fratellanza e condivisione. Ci ri-siamo più forti e motivati di prima. Anche se ora, finalmente ri-uniti, con immane dolore, abbiamo dovuto apprendere notizie di cari soci che ci hanno lasciato, ma non la loro Poesia, che continuerà a vivere e brillare nel seno della nostra meritoria “famiglia” e nel cuore di tutti noi. Descrivere le sensazioni che si sono vissute nel ri-trovarci è quasi impossibile: la contentezza che sprizza da tutti i pori e i sorrisi che non smettono di far brillare occhi che s’incontrano e le parole, flusso d’anima e acqua che sgorga e tutto risana, tra affettuosi abbracci e mani che finalmente si stringono liberando l’anima, sciolta sul viso a tingerlo di una normalità finalmente ri-conquistata. Un gradito fermento di caloroso affetto corale, di scambio di frammenti di vita rimasti sepolti, di profondo senso di ri-nascita da comunicarsi e comunicare. Tutto ciò non solo appena i soci si sono incontrati, ma colonna sonora, sfondo unificatore di ogni momento vissuto insieme, in una cornice di sentita armonia ricomposta. Primissimi impegni le riunioni di rito che aprono il convegno vero e proprio: quella dei membri del direttivo, dei delegati regionali e finalmente di tutti i soci partecipanti, con l’atteso saluto di benvenuto all’assemblea del sodisfatto indaffarato sorridente e visibilmente commosso Presidente. È stato un momento molto forte, d’intenso spessore emozionale, il ripercorrere le lunghe dolorose fasi della pandemia e ricordare ed omaggiare, uno per uno, per nome, i nostri amici poeti che non incontreremo più.
La ri-partenza ha comunque coinciso con il XXII congresso nazionale per il rinnovo delle cariche istituzionali. A questo importante appuntamento è stata riservata la mattinata di venerdì, venti maggio, durante la quale ogni socio ha potuto liberamente esprimere il proprio voto per l’organo del direttivo e quello del collegio dei revisori dei conti. Poi, ognuno è stato libero di muoversi a piacimento fino all’ora di pranzo.
Dal pomeriggio dello stesso giorno sono iniziati i lavori comuni ad ogni convegno.
A dare il La non poteva che essere il presidente Staltari, che ha ampiamente salutato e ringraziato tutti i congressisti ed ha accolto con rinnovata fiducia i nuovi soci, consegnando loro la tessera di appartenenza. A seguire, il vice sindaco di Orvieto, ing. Maria Angelo Mazzi, latore del saluto del sindaco e di tutta l’amministrazione comunale. Nel suo dire si è complimentato con l’associazione per il fine nobile che da sempre la anima e che costantemente e coraggiosamente persegue.  Ha preso poi la parola il professore e socio Giuseppe Biscione, tenendo una dotta relazione dal tema” Pascoli, padre della poesia dialettale del novecento”.
Attraverso puntuali riferimenti storico-letterari e un discorrere chiaro e circostanziato, ha messo in evidenza come tale poeta può, a pieno titolo, essere annoverato un grande esponente della poesia dialettale tra Otto e Novecento. L’autore dei Myricae, delle piccole cose, della natura, nei suoi poemetti si fa portatore di un lessico locale legato al suo mondo, fatto di sapienza esperienziale, di storia vissuta e di ricche tradizioni. Il suo fine, non mettere a punto l’ennesima alternativa linguistica alla poesia italiana, come altri, bensì minare, destabilizzare, scuotere l’edificio della poesia, riversandovi contingenti e cadenze ad essa del tutto estranei, come quelli legati al dialetto e al gergo, essendo la sua “piccola patria” non altro che una metafora poetica. La relazione, puntellata da citazioni e note, ha suscitato interesse e curiosità per l’argomento così definito e ha suggerito spunti di riflessioni e stimoli all’approfondimento. Dopo gli applausi al relatore, è iniziato il recital di poesie nei vari dialetti d’Italia, relativo al primo gruppo di poeti, magistralmente ed allegramente intervallati dalle performances di Wainer Mazza, autodefinitosi “Menestrello” dell’associazione. È questo sempre uno dei momenti molto attesi e partecipati per interesse ed entusiasmo. Preceduto dalla lettura di una breve recensione del testo, curata dal Presidente, ogni poeta ha declamato la propria composizione offrendola all’attentissimo uditorio. E’ sempre piacevole ascoltare la musicalità, la ricchezza di sonorità e l’armonia che ogni lingua locale sa donare nell’esprimere, con straordinaria efficacia, contenuti di ogni tipo, a dimostrare che le potenzialità espressive delle parlate locali sono davvero immense. Gli applausi e le congratulazioni reciproche hanno riempito l’auditorium di momenti di entusiasmo e convivialità. La prima lunga giornata del congresso terminava con la cena ed un dopocena fatto, oltre che di incontri e d’intrecci di racconti tenuti in serbo da molto, di un festoso intrattenimento musicale da parte del musicista e cantante Vieri Venturi, che ha allietato la serata fino a tardi, consentendo oltre che di accompagnarlo nel canto di motivi famosi, anche qualche passo di ballo tra i soci più ballerini.
Per sabato ventuno maggio, il programma stabiliva per i convegnisti l’intera mattinata ad Orvieto: visita guidata del duomo, del rispettivo museo e di quello intitolato a Emilio Greco: programma intenso, intessuto di storia di arte e di straordinarie vicende umane. Borgo dalle origini antichissime, Orvieto, situata sopra un ciclopico masso di tufo (la Rupe) si erge sulla piana del Paglia a 325m s.l.m. e vanta un percorso storico lunghissimo, costellato di alterna fortuna. Abitata sin dai Villanoviani, divenne famosa per gli etruschi, (“città sacra”: Velzna-Volsinii) presenti già dall’ VIII sec a. C., che continuano, ancora oggi, a restituire testimonianze di grande rilievo storico-artistico-archeologico. Dopo la sua distruzione, ad opera dei romani, ebbe un lungo periodo di decadenza, ma anche la Orvieto medioevale s’incastona felicemente nella storia, ergendosi con la fierezza dei suoi palazzi, delle sue torri, delle sue chiese e del capolavoro per eccellenza: il suo Duomo, da sempre l’icona della città nel mondo. Capolavoro del gotico italiano. Iniziato intorno al 1290, e completato nel corso di tre lunghi secoli, è opera di architetti della statura di Arnolfo di Cambio e Lorenzo Maitani e di artisti come i Pisano, l’Orcagna, il Signorelli e lo Scalza. È un tripudio di magnificenza e di bellezza. I momenti più esaltanti, infatti, di questo convegno si sono vissuti proprio nella visita al Duomo, tra le emozioni suscitate dai suoi affreschi, le sue opere scultoree, gli innumerevoli motivi di decori, i mosaici, i bassorilievi e la sapiente armonia dell’estetica disseminata in tutto questo.  Gli anposdini, divisi in piccoli gruppi, hanno potuto ammirare i diversi livelli della facciata e conoscerne le parti costitutive, le diverse lavorazioni e lo splendido rosone dalla dettagliata descrizione dell’eccellente guida turistica. All’interno, tra la commozione e lo stupore, la visita alla famosa Cappella del Corporale, realizzata nel milletrecento e affrescata dallo stesso artista che si occupò del presbiterio (Ugolino di Prete Ilario), dove si conserva il Lino miracoloso della Messa di Bolsena. L’altro prezioso gioiello: la Cappella di San Brizio, dedicata al Santo patrono della città, conosciuta come Cappella Nova, costruita nella prima metà del quattrocento e terminata nel cinquecento. E’ celebre per il ciclo degli affreschi con “Storie degli ultimi giorni”  avviato nelle vele dal Beato Angelico e Benozzo Gozzoli nel 1447 e completato da  Luca Signorelli intorno al 1502. Poi, con occhi stupiti e sognanti, immersi nella contemplazione de “La deposizione” o “Pietà” di Ippolito Scalza, gruppo marmoreo di elevata bellezza, dove è evidente una traccia michelangiolesca, e dell ’”Angelo Annunziante” e della “Vergine”, all’interno della Altare Maggiore. Ognuna delle tre meravigliose opere, in marmo di Carrara, espressione della profonda spiritualità e bravura dell’artista, rappresenta e narra storie che suscitano davvero intense suggestioni. Lungo la navata principale le marmoree gigantesche statue dei dodici apostoli, di artisti vari, di altissima fattura e di iconica bellezza. Non esistono parole capaci di esprimere appieno lo stupore che suscita l’arte portata a livelli così eccelsi: attrazione, magnetismo, incanto, rapimento. Di fronte ad essa c’è solo la necessità di un’ammirazione fatta di puro silenzio, di mistica interiorità, di intima gratitudine per assecondare le vibrazioni dell’anima nel più sublime dei godimenti. E’ esperienza interiore inenarrabile. Dopo l’articolata e ricca visita successiva ai due musei, i convegnisti saturi di tanta bellezza, hanno fatto ritorno in hotel e dalle 16,30 sono ri-iniziati i lavori programmati. Il saluto del Presidente in anteprima, poi la presentazione di don Marco Pagnotta, parroco della parrocchia Santa Maria della Stella in Cattedrale e del suo collaboratore e sacrista Stefano Stella, presenti al tavolo di presidenza. I due, persone di grande disponibilità, hanno rivolto all’uditorio il loro personale saluto in un breve discorso e un sentito ringraziamento.
A seguire la colta relazione del professore musicista e socio Renato Laffranchini sul tema” La poesia dialettale come elemento di ispirazione musicale”
Relazione dai contenuti ampi che ha confermato come le due arti siano aspetti inscindibili della stessa medaglia. Poesia in musica che suscita poesia in parole e viceversa, è matrimonio da sempre celebrato con vivo successo. Ricchissima e dettagliata la storia nel tempo di questo binomio, non solo in Italia, ma a tutte le latitudini. Basti solo pensare alla tradizione orale e giocosa di canti, alle antiche ballate dal sapore epico-medioevale, ai brani rituali della devozione popolare, alle canzoni d’amore, ai canti di lavoro, agli stornelli, alla poesia e alla musica del melodramma ed a tanto altro. Argomentazioni particolareggiate hanno tenuto desto l’interesse degli uditori che hanno applaudito e ringraziato il relatore.  
Subito dopo il recital di poesie nei vari dialetti d’Italia, del secondo gruppo, intervallati dagli stacchetti di W.Mazza, in un continuo crescendo di interesse, di sinceri apprezzamenti, di applausi e di congratulazioni scambievoli e condivise.
Ma nel corso della cena, a fine lavori della giornata, ci aspettava un delizioso momento d’intensa convivialità e di graditissimi festeggiamenti.
I camerieri hanno fatto ingresso, nella sala da pranzo, recando su un capace carrello, una grande torta attorniata da bottiglie di spumante.
La torta, misura extra large, oltre al logo dell’A.N.PO.S.DI. al centro, recava un altro importante e noto logo da un lato, dall’altro invece l’immagine di una pergamena su cui era scritto “90° Buon Compleanno”. Il gran dolce annunciava una festa al cubo! Tutti i soci si sono avvicinati per ammirarlo e seguire da vicino il momento celebrativo che ne è seguito. Torta della felice ed entusiasta ri-partenza dell’A.N.PO.S.DI., con il suo famoso albero delle parlate locali, più in là l’immagine d’un camino, cuore degli affetti, per l’anniversario delle nozze d’oro del Cenacolo mantovano “Al Fogolér”, ricco di storie e di tradizioni popolari. Ma, un altro importante evento andava sottolineato con forza e festeggiato con una gioia tutta speciale in questa occasione: i novant’anni da poco compiuti del delegato regionale della Puglia Annito Di Pietro, collaboratore ed organizzatore indefesso e prolifico dell’A.N.PO.S.DI., e di numerose altre associazioni ed attività culturali, sognate, organizzate e subito realizzate, con l’impeto e l’entusiasmo di un giovanotto instancabile, capace di realizzare anche l’irrealizzabile. Grande festa per tutti in un clima di calda euforia tra calici tintinnanti che si svuotavano, mani che s’intrecciavano tra sorrisi e telefonini ad immortalare il triplice evento.
La ricca serata si concludeva poi con la brillante performance del menestrello Mazza, tra argute narrazioni e battute di spirito, tra i sorrisi divertiti degli astanti. Ma il congresso aveva ancora da regalare una miriade di emozioni e di sensazioni inedite che già si pregustavano. Alle 11.30 di domenica, ventidue maggio, iniziava la celebrazione della Santa Messa nella parrocchia Santa Maria della Stella in Cattedrale, nel Duomo. Da sempre è il momento del ringraziamento, di gratitudine e di fiducia espressa in preghiera nel continuare il percorso intrapreso, è “l’ora più bella”, si suole definirla, perché ha in sé tutto il carico del già vissuto e del da vivere di ciascuno. Alle intense emozioni di un momento di così intimo raccoglimento e di profonda interiorità, si aggiungevano quelle relative al sentirsi parte di quel contesto storico-artistico che ha accolto oranti sin dal trecento, per tanti secoli fino ai nostri giorni. È una sensazione sorprendente. Il pensiero di trovarsi a calpestare lo stesso suolo, ad ammirare le stesse opere, a respirare le stesse atmosfere, in un momento intimo di preghiera, già vissuto da un’infinità di altri uomini prima di noi, è un sentire indescrivibile ed unico, da togliere il fiato. Don Marco, comunque, ci ha fatto sentire tutti vicini, ha accolto la recitazione delle nostre preghiere nei diversi dialetti e il rituale omaggio di prodotti tipici di ogni regione da portare all’altare durante l’offertorio, in un clima di mistico silenzio. La Schola cantorum e l’organo del cinquecento, dalle settecentocinquanta canne, da poco restaurato, hanno reso ancor più densa e solenne l’atmosfera della Santa Messa ad alto contenuto emozionale. Non nascondo che, profondamente commossa, non sia riuscita a chiudere le porte alle lacrime che fluivano, nonostante la mia resistenza, e credo possa essere stato un sentimento ed un’emozione largamente provati. Poi, una sensazione di pace profonda, di ristoro dell’anima, di ringraziamento sentito al Signore per averci donato di esserci e di godere di tanta bellezza interiore ed esteriore:” l’ora più bella”, non poteva avere Grazia maggiore.
Nel pomeriggio, all’ultima apertura dei lavori, dopo il saluto del presidente, il benvenuto alla dott.ssa Beatrice Casasole, consigliera del Consiglio Comunale. Persona empatica e generosa, che non ha lesinato complimenti e ringraziamenti per aver scelto la sua città come sede di un evento di così importante rilevanza.
Poi è stata la volta del professore e socio Riccardo Sgaramella che ha relazionato sul tema” La poesia dialettale attraverso i tempi”. L’incipit, uno stupendo contributo poetico-sonoro di Marisa Sannia ”It est a poesia”,  testo e musica inclusa in” Sa ogne de se untu e de su mare” che ha emozionato tutti, un connubio altamente poetico di musica e voce da brivido.
Tema assai vasto e ricco di cronologie e citazioni. Il relatore è partito dall’incipit sardo, per definire, se mai lo si potesse, la poesia. Subito, un breve excursus sugli inizi: la poesia siciliana, le Laudi due e trecentesche, il volgare e tutto il percorso storico dettagliato lungo i secoli, per ritornare a chiudere il cerchio alla fine, dopo aver attraversato, idealmente, tutte le regioni d’Italia, le loro parlate ed i loro massimi rappresentanti. Una carrellata minuziosa che si è avvalsa della lettura, in lingua madre, di citazioni e brani poetici dialettali, eseguite dai rispettivi poeti presenti di quella parlata, aggiungendo valore e vivacità ad una ricca e approfondita relazione che, per ragione di tempi ristretti, non poteva essere trattata meglio di così. Dopo gli scroscianti applausi tributati al relatore, è iniziato l’ultimo gruppo di poeti del recital, nella ormai sedimentata atmosfera di interesse e di ammirazione reciproca.                                                                                                                                          Ad inframmezzarlo, un importante gemellaggio tra storiche associazioni culturali:” Al Fogolér” e “Aria Libera”, rappresentate rispettivamente dai soci Claudio Quarenghi e Gabriele Centorame, presidente dell’associazione e creatore ed organizzatore del premio internazionale letterario “Gabriele D’Annunzio “, giunto alla XII edizione.  I due si sono scambiati doni e pubblicazioni in un clima di cordialità e di amicizia di lunga data, foriera di sicuri intrecci culturali tra aree geografiche distanti ma dalle visioni comuni. E, con l’ultimo momento d’intrattenimento serale, ad opera di Wainer, che si è calato completamente nel ruolo di cantore e cantante, nell’allegria generale, si chiudeva il rosso sipario di questo ventiduesimo straordinario congresso nazionale.
 Un evento indimenticabile per lo spirito con cui siamo giunti e di cui l’abbiamo investito:
ri-nascita, ri-partenza, ri-presa: ne siamo fieramente certi, proiettati già verso l’incontro autunnale, da vivere nella luccicante perla di Puglia, Gallipoli, baciati dal suo sole che nasce e rinasce con sempre nuova energia ed intensità. Sarà così per noi e  per la nostra beneamata associazione perché arriva sempre il mattino a raccontarci come si fa ogni volta a ri-cominciare…e noi ri-cominciamo da dove non abbiamo mai smesso!
E allora, bentornata A.N.PO.S.DI., bentornati soci, simpatizzanti ed amici tutti della lingua dei Padri: radici vive saldamente conficcate nella terra delle nostre anime. Ad maiora!
 

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